Vogliono derubarci di nuovo di una metà della democrazia diretta!
La nuova legge provinciale 22/2018 “Democrazia diretta, partecipazione e educazione politica” è un compromesso raggiunto con fatica a livello partitico e con quella parte della società civile che è interessata al rinnovo della democrazia. Questa legge è stata
- chiesta per anni dalla società civile con una serie di iniziative di legge popolari e con un referendum;
- elaborata in base a un processo di partecipazione che ha coinvolto moltissime organizzazioni e tanti cittadini interessati;
- presentata in Consiglio provinciale con un'iniziativa popolare raccogliendo ben 12.000 firme;
- varata nel luglio 2018 con una maggioranza di due terzi dei consiglieri presenti;
- e infine a Roma è stata ritenuta conforme alla Costituzione.
Il capogruppo della SVP Gerhard Lanz dopo soli tre mesi dall'entrata in vigore ora la vorrebbero sostituire con un nuovo disegno di legge (12/2019), eliminando nientemeno che la metà della democrazia diretta - il referendum sulle leggi provinciali non votate con la maggioranza dei due terzi - nonché regole per la tutela delle minoranze linguistiche e sociali.
Referendum e Iniziativa - i due pilastri della democrazia diretta
Addirittura la metà della democrazia diretta? Sì, perché essa si compone dei due strumenti referendum e iniziativa. I&R si chiamano anche gli istituti di ricerca sulla democrazia diretta. La democrazia diretta con il referendum da ai cittadini il potere del controllo diretto sulla legislazione: realizza il principio per cui deve diventare legge solo ciò che è condiviso dalla maggioranza degli aventi diritto al voto. Con l'iniziativa invece i cittadini possono esercitare il potere di legiferare loro stessi: quando è necessario, la società non deve dover aspettare per anni che la rappresentanza politica si attivi per porre rimedi a problematiche incombenti. Freno e acceleratore in mano ai cittadini! “La cosa geniale del referendum e dell'iniziativa è dunque che essi costringono il governo e il parlamento a praticare una politica lungimirante e anticipatrice. Ogni legge deve essere elaborata in modo che resista ad eventuali votazioni referendarie davanti al popolo, altrimenti tutto il lavoro sarebbe valso a nulla. Anche le iniziative hanno carattere anticipatore. Se la classe politica non si cura abbastanza dei problemi e delle difficoltà della popolazione, allora incombe un'iniziativa - che spesso è formulata in modo assai più radicale che una legge corrispondente.“ (Urs Leuthard, caporedattore del telegiornale della televisione svizzera: A wie abstimmen, Das zentrale Element der direkten Demokratie, in Demokratie von A-Z https://ursleuthard.ch).
Come funziona questo referendum?
Con l'art. 12 della legge provinciale 22/2018 il giorno 25 luglio 2018 una larga maggioranza in Consiglio provinciale ha deciso a favore del completamento della democrazia diretta a livello locale con il vero referendum. Cosa prevede l'articolo 12? Entro 20 giorni dall'approvazione almeno 300 promotori devono firmare la richiesta di referendum affinché la legge che vorrebbero veder sottoposta al voto popolare non entri in vigore. Successivamente, entro sei mesi 13.000 cittadine e cittadini devono sostenere questa richiesta affinché tale legge venga sottoposta al voto. Questa regola è frutto di un compromesso rispetto alla forma valida in Svizzera, ma non solo. Anche in Italia si conosce il referendum confermativo a livello statale per le leggi costituzionali, e in Alto Adige, come nelle altre regioni a statuto speciale, in modo limitato per le leggi previste dall'art. 47 dello statuto di autonomia. In questi casi le leggi varate dalla rappresentanza entrano in vigore solo decorso il termine per la raccolta delle firme, per la quale di regola sono previsti tre mesi (in Svizzera su 5,2 mio. di aventi diritto al voto sono richieste non più di 50.000 firme, cioè nemmeno l'1%). Con il compromesso che in Alto Adige invece si è voluto realizzare entrano in vigore tutte leggi appena pubblicate, eccetto appunto quelle per le quali con 300 firme è stata fatta la richiesta di voto referendario.
Il valore di questo strumento
consiste nel fatto che svolge un'azione correttiva senza dover essere usato. La maggioranza politica, già solo sapendo di non potersi affidare alla sola propria maggioranza nell'assemblea parlamentare, ma di dover convincere anche una maggioranza della popolazione, dovrà cercare un ampio consenso per le proprie decisioni. Solo in questo modo non ci sarà un motivo per un referendum. Questo effetto lo strumento del referendum lo ha però solo se il popolo ha la facoltà di decidere subito dopo il varo di una legge se questa deve entrare in vigore. Una volta che una legge invece è in vigore, la realtà inizia a conformarsi ad essa. Senza la sua sospensione si verrebbe alla votazione solo dopo uno o due o addirittura dopo tre anni. La realtà ad essa adeguatasi nel frattempo in molti casi sarebbe irreversibile e il mutamento delle condizioni non lascerebbe spazio ad una decisione serena. Proprio così è successo nel 2009 in Italia con una legge elettorale: il referendum abrogativo si è svolto ben tre anni dopo che essa era entrata in vigore e nel frattempo si aveva già votato secondo le sue regole!
Chi teme tale strumento
e il paventato blocco dell'attività legislativa? Probabilmente coloro che evidentemente non sono convinti di prendere decisioni condivise dai cittadini. Respingere lo strumento del referendum significa non voler farsi togliere la possibilità di agire a proprio piacimento e non essere costretti a considerare coloro che ne subiscono poi le conseguenze. Significa non voler essere costretti a sedersi ad un tavolo con tutti coloro che sono interessati ad un'iniziativa legislativa ed essere veramente tesi a cercare soluzioni condivise da una grande maggioranza. Significa essere e voler rimanere al servizio dei poteri forti nella società che agiscono dietro le quinte.
Il punto chiave di questa questione assurda
Nessuno si sarebbe scandalizzato del referendum previsto dalla legge, passato in modo indiscusso anche nella trattazione e al momento del varo della stessa, se non fosse stato pubblicizzato in modo spregiativo il giorno dopo dal quotidiano “Dolomiten” e se il Presidente della Provincia Kompatscher, da esso intervistato, non avesse promesso in modo accondiscendente che questo fastidioso elemento - il primo dei diritti politici* dei cittadini e quello più importante - nella prossima legislatura sarebbe stato subito eliminato!
Un atto di sottomissione nei confronti di quei poteri che tengono al guinzaglio la maggioranza di governo, l'élite del potere economico, per la quale la democrazia va bene fin quando è una bella facciata dietro alla quale tutto fila a proprio vantaggio. Di questa democrazia si abusa utilizzandola come maschera! Chi ha presentato questa iniziativa di legge tesa a dimezzare nuovamente i diritti di partecipazione non è pertanto chi tira i fili dietro gli articoli che appaiono sul “Dolomiten”, e non è il presidente della Provincia, ma un Gerhard Lanz, nuovo arrivato in Consiglio e totalmente ignaro di ciò che significhi il disegno di legge che egli presenta in Consiglio. Va detto a suo vantaggio che non si presenta con l'arroganza che va di pari passo con l'ignoranza e che normalmente si riscontra nei personaggi della politica. Egli però, avvertendo a livello subliminale che questo strumento direttodemocratico non coincide con la politica come la conosce, dovrebbe stare attento a non farsi servo di interessi potenti e valutare se non sia arrivato il tempo di ripensare questa politica così autoreferenziale, chiusa in se stessa, irrigidita e alla fin fine anche impotente, e di rinnovarla da cima a fondo prima che sia di nuovo troppo tardi (vedi gli studi del ricercatore sulle élite, Michael Hartmann: »Si stanno sempre più isolando« - le classi dirigenti della politica e dell'economia si allontanano sempre di più dalla popolazione. E questo contribuisce alla crescita del populismo di destra).
Col referendum che nessuno ci può togliere, per il referendum che abbiamo da difendere
Il referendum, il diritto di veto sulle leggi provinciali però intanto l'abbiamo, a prescindere che sia stato un incidente di percorso, una svista o se ce l'abbiano concesso come parte del compromesso. E abbiamo anche quel referendum che è previsto dallo statuto d'autonomia fin dal 2001, affinché i cittadini possano esercitare un controllo diretto sulle leggi che definiscono il funzionamento della democrazia. Esso va richiesto subito dopo la delibera e prima dell'entrata in vigore di una tale legge (legge elettorale e sulla democrazia diretta …), e ciò vale ovviamente anche per questa legge di modifica se veramente si vorrà arrivare a tanto. Con 8.000 firme da raccogliere entro tre mesi si va al voto referendario nel quale deciderà la maggioranza senza nessun quorum se questa disfatta dei diritti politici debba entrare in vigore!
È ben strano: la SVP solo cinque anni fa ha già fatto conoscenza con il referendum confermativo, attivato contro la sua legge che fingeva di concedere la democrazia diretta in forma praticabile (il 65 % dei votanti l'ha respinta). E ciò era avvenuto in condizioni ben più favorevoli per la SVP rispetto ad oggi, dove si vorrebbe invece sottrarre ai cittadini un diritto conquistato con tanta perseveranza.
E pensare che la legge sulla democrazia diretta stessa prevede una verifica ogni cinque anni in base alle esperienze fatte e con questo, se necessario, anche un'eventuale correzione - non dopo solo tre mesi e senza che questo strumento sia mai stato usato!
Marzo 2019 Stephan Lausch
* „il primo dei diritti politici dei cittadini e quello più importante“: esiste addirittura la tesi che non sia stata la Svizzera a far nascere il referendum, ma che viceversa la Svizzera si sia formata in base a tale strumento. Fatto sta però che l'articolo 47 dello statuto d'autonomia, prima di qualsiasi regolamentazione dei procedimenti democratici e della forma di governo, richiede il varo di una legge sul referendum confermativo con il quale le cittadine e i cittadini possono vigilare su come vengono determinati i procedimenti per il voto elettorale e quello referendario. Perciò il referendum è il diritto che viene prima di tutti gli altri e senza il quale nessuno degli altri può essere istituito!