Osservazione domanda 16
Come si può valutare l'astensione dal voto? Quali sono le sue ragioni? Un dato di fatto ci può aiutare a trovare una risposta. L'astensione aumenta progressivamente. Se cinquant'anni fa alle provinciali andava a votare ancora oltre il 90 %, nel 2013 siamo arrivati al 77,7 %. Inoltre non ci possono essere dubbi sul fatto che a cospetto dei problemi in aumento la politica da sempre maggior motivo di critica. Appare quindi evidente che l'astensione dal voto va letto principalmente come un'espressione di insofferenza nei confronti della politica attuale e segno lampante della sensazione diffusa, basata sull'esperienza, che con il voto non esiste una reale possibilità di cambiare la politica. È però anche ammissibile che chi non partecipa al voto semplicemente non sa chi dovrebbe votare, che alla fin fine per queste persone non esiste un partito al quale sono disposte a delegare il loro potere decisionale originario. A noi sembra troppo facile e semplicistico presupporre che chi non vota sia semplicemente troppo pigro o disinteressato. Gran parte dei cittadini ai quali chiediamo il proprio motivo per l'astensione dal voto ci chiedono a loro volta se abbiamo l'impressione che il voto cambi qualcosa, ci dicono che non cambia nulla se votiamo gli uni o gli altri, che chiunque arrivi al potere finisce corrotto da questo stesso potere. Non pochi di essi con la propria astensione dal voto vogliono inoltre inviare un segnale percettibile. Ma proprio in questo non riescono. Se la prima cosa che viene resa nota dell'esito del voto è sì la percentuale di partecipazione, già nelle successive comunicazioni, per come viene presentato l'esito, si ha l'impressione che al voto abbia partecipato il 100% dell'elettorato: la somma del consenso percentuale acquisito dai partiti è il 100%. Si tratta però del 100% di coloro che hanno votato, e non degli aventi diritto al voto. In effetti gli eletti non rappresentano il 100% dell'elettorato, ma p.e. solo il 60%. Se poi viene formato un governo di maggioranza che p.e. ha una maggioranza parlamentare del 60%, allora a governare è una maggioranza che rappresenta non più del 36% degli aventi diritto al voto.
Una legge statale prevede che un'elezione comunale non è valida e deve essere ripetuta se si è presentata una sola lista e al voto non ha partecipato più del 50% degli elettori. Constatiamo così che la bassa affluenza alle urne in assenza di un'effettiva possibilità di scelta è stata una ragione per il legislatore di presupporre che al voto siano mancate le necessarie condizioni democratiche, e che pertanto le elezioni siano da ripetere. Così è stato l'anno passato nel comune di Urtijëi. Si era candidata solo l'SVP e nel maggio 2015 è andato alle urne solo ca. il 40% degli aventi diritto al voto. Nel novembre 2015 poi d'un tratto alle elezioni ha partecipato il 70%. Cos'era accaduto? Era stata creata una possibilità di scelta molto convincente. L'astensione al voto dunque è stata efficace, e in tale misura che una forza politica totalmente nuova, presentatasi con un concetto di politica basato sulla cooperazione, ha conquistato la maggioranza assoluta al primo colpo.
Da ciò si può intuire che forse sarebbe utile e perlomeno corretto se l'astensione venisse presa sul serio e avesse conseguenze concrete.