È mancato il sostegno necessario alle due proposte di legge di iniziativa popolare Il loro fallimento conferma che sono state oltremodo giustificate e necessarie!
L'Iniziativa per più democrazia comunica che questa volta non è stato possibile raccogliere le 8.000 firme richieste per le due proposte di legge di iniziativa popolare. Con le due proposte si volevano presentare al Consiglio provinciale le misure da prendere per una democrazia diretta più semplice e meglio praticabile e per il diritto di riformare le regole democratiche anche col voto popolare.
Le ragioni dell'insuccesso si possono indicare nel fatto di aver dovuto lanciare le proposte nel momento più sfavorevole, con le elezioni parlamentari anticipate annunciate poco dopo il lancio delle proposte e nel fatto che i cittadini hanno attualmente altre grosse preoccupazioni. Inoltre le condizioni per la raccolta delle firme sono state rese questa volta molto più difficili dall'amministrazione provinciale, limitando la cerchia degli autenticatori. E poi il numero richiesto di 8.000 firme è decisamente troppo alto per quella che di fatto è solo una petizione di massa. Infine è mancata quasi totalmente l’informazione da parte dei media tradizionali. Malgrado questo insuccesso, continueremo a perseguire la strada verso una vera democrazia dei cittadini. Le elezioni provinciali del 2023 saranno decisive. Un sentito ringraziamento a tutti che anche questa volta hanno dato del loro meglio per l'iniziativa.
PROROGHIAMO LA RACCOLTA FIRME PER LE DUE PROPOSTE DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE FINO AL 7 OTTOBRE
Non abbiamo ancora raggiunto il numero di firme richiesto.
Per questo proroghiamo la raccolta firme nei comuni di una settimana fino al 7 ottobre!
Perché dovremmo firmare di nuovo? L'ultima volta la raccolta firme era il presupposto per salvare il referendum!
Invitiamo ora a firmare le due proposte per poter noi cittadini contribuire a risolvere i nostri problemi e per evitarne di ulteriori e maggiori.
Con la democrazia limitata a quella rappresentativa siamo finiti in un vicolo cieco. Possiamo far valere gli interessi di tutti e il bene comune con le votazioni referendarie.
Vogliamo una democrazia diretta che funzioni così bene come in Svizzera!
Questo può essere raggiunto con le nostre due proposte.
Perciò ti preghiamo di firmare ancora entro questa settimana (fino al 7/10) le due proposte nel tuo comune di residenza!
Non possiamo aspettarci le soluzioni dai politici. Dobbiamo attivarci noi stessi. Solo insieme, rappresentanti e cittadini attivi, possono affrontare e risolvere le sfide immense cui siamo di fronte!
Non abbiamo ancora raggiunto il numero di firme necessario per presentare in Consiglio provinciale le nostre due proposte di legge. Anche se i tempi per noi diventano stretti, proroghiamo la raccolta firme di una settimana con la speranza di farcela. Non vorremmo che migliaia di cittadini abbino firmato e noi lavorato per mezz'anno invano.
Perché dovremmo adesso firmare di nuovo? L'ultima volta in estate 2021 16.500 cittadini hanno firmato affinché si svolga una votazione referendaria per salvare il referendum. In data 29 maggio 2022 il referendum poi è stato effettivamente salvato dal voto di 70.000 cittadini!
Firmare le due proposte di legge ora è importante, affinché gli strumenti di democrazia diretta possano essere sistemati in modo che noi cittadini finalmente possiamo prendere decisioni politiche proprio come prevede lo statuto di autonomia e per poterci confrontare noi stessi con le attuali immense sfide e per scongiurarne di ancora maggiori. Con la mera democrazia rappresentativa siamo finiti in un vicolo cieco. Abbiamo lasciato decidere per noi persone che più che il bene comune rappresentano gli interessi di pochi.
Se devono valere gli interessi di tutti noi, allora dobbiamo poter decidere effettivamente noi tutti quanti. Questo è possibile con votazioni referendarie. Siamo noi cittadini che meglio sappiamo quello che ci serve e quello che vogliamo e che a tale fine insieme abbiamo tutte le competenze ed esperienze necessarie.
È proprio quello che la maggioranza di governo locale vuole impedire nonostante lo statuto di autonomia ci dia questo diritto. Così essa p.e. ha impedito che si svolga un Consiglio dei cittadini estratti a sorte sulle misure da prendere contro la catastrofe climatica incombente, un referendum propositivo sulla tutela della biodiversità nella nostra provincia. Inoltre essa si ostina a non eliminare gli impedimenti e le limitazioni esistenti nella legge sulla democrazia diretta.
Vogliamo una democrazia diretta che funzioni bene come in Svizzera! È ciò che vogliamo e possiamo realizzare con le due proposte di legge di iniziativa popolare. Per questo vi chiediamo di cogliere l'opportunità di firmare ancora entro questa settimana le due proposte di legge nel vostro comune di residenza!
Il presidente della provincia Arno Kompatscher afferma: "In Alto Adige abbiamo ancora molto da imparare dalla Svizzera ..."
Come è già successo in occasione degli altri referendum provinciali, anche questa volta purtroppo resta una sensazione di disagio per qualcosa cui si è mancato di rispetto. Siamo molto lontani da una gestione obiettiva, trasparente e rispettosa di momenti così preziosi come il voto referendario, in cui sono i cittadini a decidere. In realtà questi sono momenti decisivi per la democrazia, in cui si verifica se democrazia significa veramente governo del popolo e nei quali si viene a sapere come i cittadini decidono su questioni importanti. Se qualcuno non è pronto per questo livello di democrazia nella nostra Provincia, questi sono la maggioranza al potere e i media che le coprono le spalle. Inganno e depistaggio sono stati ancora una volta dominanti. Non c'è da stupirsi che solo poco meno di un quarto degli aventi diritto al voto abbia resistito a questo gioco ingannevole. Proprio per questo dobbiamo essere sempre più consapevoli, che noi cittadini disponiamo di strumenti con i quali possiamo avere un'influenza decisiva nel plasmare il futuro della nostra Provincia nel tempo che intercorre fra due elezioni.
71.000 cittadini, su iniziativa di poche persone, hanno gettato le basi per uno sviluppo positivo della democrazia in Alto Adige.
Con una vittoria del sì, la maggioranza di governo avrebbe visto confermate norme dannose per la democrazia, con il chiaro NO espresso dagli elettori non si torna indietro su quanto conquistato.
Non ci aspettiamo che questi partiti ora al governo cambino minimamente il loro atteggiamento nei confronti della democrazia diretta. La loro idea di politica è determinata dal mantenimento totalitaristico del potere e dall'applicazione spietata di interessi particolari, per i quali il diritto di obiezione dei cittadini è una spina nel fianco. Il primo firmatario della legge ora bocciata dal popolo, Josef Noggler, non avrebbe potuto dirlo più chiaramente: "Non ci lasciamo ricattare (con il referendum)!" Per l’SVP l’appello alla volontà del popolo è un ricatto, la richiesta di negoziazioni e la ricerca del consenso sono una messa in discussione della propria sovranità di potere.
p.s.: L’Obmann dell’SVP afferma ora di potersi immaginare anche per l'Alto Adige un modello referendario, come in Svizzera. Sa di cosa sta parlando? È proprio questo che avevamo proposto in fase di stesura nel processo partecipativo della legge del 2018. Se la nostra proposta allora fosse stata accettata, varrebbe la regola che tutte le leggi provinciali non entrano in vigore per 100 giorni, ad eccezione di quelle approvate dai due terzi del Consiglio con propria clausola d'urgenza - per le quali la raccolta delle firme per referendum avrebbe potuto iniziare subito dopo l'entrata in vigore. Nei 100 giorni 4.200 cittadini (l'equivalente del numero di firme richieste in Svizzera! Da noi ora sono 13.000) avrebbero potuto portare la legge sospesa al voto referendario con raccolta firme, senza autenticazione delle firme, ma con verifica da parte del Comune.
"Non li giudicheremo dalle loro parole, ma dalle loro azioni".
Quello che i partiti di maggioranza al governo provinciale e i media che le coprono le spalle hanno ancora da imparere
Due proposte di legge di iniziativa popolare per rendere praticabile la democrazia diretta ATTENZIONE
mancano ancora molte firme per raggiungere il numero necessario per poter presentare le due proposte in Consiglio provinciale. I media non informano e non troviamo abbastanza persone che possano autenticare le firme da raccogliere ai banchetti per strada. La nostra speranza è che il maggior numero di firme venga deposto nei Comuni, anche questa volta nell'ultima settimana.
Le 2 proposte di legge possono essere firmate solo nel comune* di residenza entro il 30 settembre per esigere dal Consiglio provinciale di eliminare le limitazioni e gli impedimenti all’esercizio della democrazia diretta e costringere lo stesso Consiglio a decidere su di esse prima delle elezioni provinciali del 2023.
POSSIAMO SE VOGLIAMO
I cittadini sono sempre più delusi di come funziona la democrazia e desiderano migliorarne il funzionamento. Abbiamo tutti bisogno di confrontarci insieme per affrontare e cercare di risolvere i problemi che ci troviamo di fronte.
A tal fine avevamo presentato negli ultimi due anni quattro richieste referendarie. Esse sono state tutte dichiarate inammissibili con motivazioni a nostro avviso pretestuose. In più viene ostacolato intenzionalmente il sostegno alle iniziative referendarie da parte dei cittadini e la politica locale si rifiuta di attivare anche in Alto Adige la possibilità della raccolta online firme.
Insieme riusciamo a cambiare le cose ... così come abbiamo salvato il referendum!
Le buone regole democratiche non sono arrivate e non arriveranno come regalo di chi detiene il potere. Siamo noi, ognuno di noi, a doverle richiedere e a pretendere che vengano attivate. Altrimenti non le avremo mai!
* A Bolzano solo la mattina di lu, mar, giov. anche nell'ufficio nel pianterreno dietro allo sportello del cittadini in vicolo Gumer. Altrimento in Segreteria generale nel vecchio Municipio, piazza Municipio 1°piano, stanza 130, con entrata da vicolo Gumer salendo al primo piano e proseguendo per il lungo corridoio verso il vecchio Municipio. Nei centri civici di quartiere con prenotazione attraverso questo link.
CONTRO LA LEGGE SVP - LEGA SALVINI CON LA QUALE CI VOGLIONO TOGLIERE IL REFERENDUM SULLE LEGGI ORDINARIE PROVINCIALI E ALTRE REGOLE IMPORTANTI PER LA PARTECIPAZIONE
Sono state ricordate le parole di Papa Francesco che parla della Terra come della nostra casa comune della quale abbiamo il compito di aver cura. Invece questa nostra Terra brucia: bruciano le selve, si sciolgono le cappe polari e i ghiacciai, si estinguono sempre più specie, catastrofi di siccità e inondazioni di dimensioni bibliche nonché pandemie minacciano la vita di milioni di esseri umani. Cittadini e scienziati dubitano che si stia veramente intervenendo per invertire questi drammatici sviluppi. I cittadini voglio tutti insieme potersi aiutare da se. In tanti Paesi esistono esempi concreti incoraggianti. Alcuni sono stati riportati su manifesti in piazza.
In Alto Adige no! Dal 2018 è in vigore una legge provinciale che avrebbe dovuto rendere fattibili le votazioni referendarie. L'esperienza è un'altra. I referendum propositivi - l'una metà della democrazia diretta - si sono dimostrati non praticabili, e ultimamente i cittadini sono addirittura stai costretti a salvare l'altra metà, il referendum stesso.
Dal 2018, tre referendum propositivi e due consultivi sono stati respinti come inammissibili. E durante la pandemia è stato impossibile utilizzare gli strumenti di democrazia diretta, che invece sarebbero stati ben praticabili con la raccolta di firme online. Oltre alle carenze tecniche già note, la legge del 2018 ne ha anche di sostanziali, che però vanno benissimo all'attuale maggioranza di governo provinciale, che non vuole sapere di referendum.
Questa volta purtroppo in base alle legge provinciale si può firmare solo nel proprio comune di residenza. Potete firmare fino alla fine di settembre.
PRESENTATO RICORSO AL TRIBUNALE CONTRO LA DECISIONE DELLA COMMISSIONE
I promotori vogliono partecipare alla campagna referendaria con tuttidiritti politici che gli spettano - a nome dei 16.500 firmatari della loro richiesta di referendum.
A tal fine, hanno ora presentato un ricorso contro la decisione della commissione.
Per ricordare: nel luglio dello scorso anno, la maggioranza di governo SVP e Lega Salvini in Consiglio provinciale ha deciso non solo di abolire il referendum sulle leggi provinciali semplici, ma anche di ridurre ulteriormente i diritti
democratici. Di conseguenza, 37 promotori hanno presentato la richiesta per un referendum contro questa legge nel Consiglio provinciale e 26 organizzazioni hanno sostenuto questa iniziativa. Perché il referendum abbia luogo, almeno 8.400 cittadini dovevano sostenere la richiesta con la loro firma autenticata. In poco più di un mese l'estate scorsa sono state raccolte 16.500 firme. Poco prima della scadenza del termine di raccolta, per precauzione anche 14 consiglieri provinciali hanno presentato la richiesta di referendum. Per fortuna, perché un mese dopo la commissione che deve decidere sulla fattibilità del referendum in base alla verifica delle firme raccolte ha dichiarato inammissibile la domanda dei promotori per un presunto errore di procedura. Se è stato fatto effettivamente un errore, ne deve rispondere l'amministrazione del Consiglio. Inoltre, la Commissione non ha alcuna base giuridica per questa decisione e ha quindi superato la sua effettiva competenza. Pertanto, i promotori hanno cercato un'intesa per oltre quattro mesi. Purtroppo, questa non è stata possibile perché l'amministrazione del Consiglio ritiene di non poter ignorare l'autonomia di decisione della commissione.
I promotori hanno quindi deciso di appellarsi al tribunale provinciale per poter essere presenti nella campagna referendaria (probabilmente in maggio) con tutti i diritti che spettano a loro. È importante dare a tutti i cittadini che hanno chiesto il referendum una voce contro lo smantellamento della democrazia nei media e sui tabelloni per il voto referendario. Spetta anche ai promotori inviare cittadini da loro nominati per controllare le procedure di voto nelle sezioni elettorali.
I promotori non hanno dubbi che la loro domanda di referendum è stata dichiarata illegalmente inammissibile. La Commissione giustifica la propria decisione con il fatto che i singoli promotori hanno presentato un'autodichiarazione al posto del certificato di iscrizione nelle liste elettorali. La possibilità di usare la autodichiarazione è stata comunicata in anticipo dall'amministrazione del Consiglio e il modulo per questa autodichiarazione è stato presentato da essa ai promotori al momento della firma della richiesta di referendum. Se questo atto fosse davvero inammissibile, allora non dovrebbero essere i promotori e la loro causa a subire le conseguenze. Basta Immaginare cosa sarebbe successo se i 14 consiglieri non avessero presentato anch'essi la richiesta di referendum: per una tale banalità, lo strumento principale del potere decisionale dei cittadini, il loro strumento di controllo, sarebbe stato cancellato dalla legge, sebbene il doppio del numero dei cittadini previsto dalla legge avesse chiesto il referendum contro la modifica della legge. Inoltre i promotori ribadiscono che la Commissione non ha alcuna base di legge per giustificare la propria decisione. L'unica competenza attribuita alla Commissione dalla legge 10/2002 all'articolo 5 è la seguente:
(1) La Commissione per i procedimenti referendari verifica la regolarità delle firme raccolte, anche sommando le firme di più iniziative referendarie riguardanti la stessa legge, e decide sulla procedibilità del referendum ..."
Niente di più. Quindi il loro unico compito è quello di determinare se il numero di firme richiesto è stato ottenuto per svolgere il referendum. Non ha il diritto di giustificare il suo rifiuto della richiesta di referendum con un presunto errore al momento della presentazione della richiesta. L'adempimento corretto di tutti i requisiti per la raccolta delle firme è compito dell'amministrazione del Consiglio. Una volta ritenuti validi da essa la raccolta delle firme è stata avviata con successo. Se all'atto di presentazione della richiesta ci fosse stato davvero un presunto errore questo potrebbe essere contestato solo davanti al tribunale. Noi promotori siamo fiduciosi che il tribunale possa condividere questo punto di vista e che annulli la decisione della commissione in modo che noi promotori del referendum in base ai diritti stabiliti, possiamo far valere pubblicamente e in modo ufficiale tutte le nostre ragioni contro lo smantellamento della democrazia e impedirlo con il voto. Anche questo ricorso comporta notevoli spese legali e giudiziarie. Ogni donazione ci aiuta a far fronte a questo peso notevole! Grazie in anticipo per il vostro sostegno!
L'INCREDIBILE DECISIONE DELLA COMMISSIONE SULLA RICHIESTA DI REFERENDUM DEI PROMOTORI E DELLE PROMOTRICI
Effettivamente qualcosa sarebbe mancato se la commissione per i procedimenti referendari non avesse respinto anche questa volta la nostra richiesta di referendum, proprio così com'è avvenuto nel 2013, dove con un'argomentazione altrettanto formalistica ha respinto la richiesta di referendum contro la legge 107/11 sulla partecipazione voluta dalla SVP. Il nostro ricorso contro questa decisione è stato poi accolto dal Tribunale di Bolzano.
Il pelo nell'uovo l'hanno trovato: L'autocertificazione dei promotori che attesta l'iscrizione nelle liste elettorali in questo caso non sarebbe lecita. Fatto sta che il DPR 445/2000* (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa) stabilisce in modo chiaro e senza prevedere eccezioni che le autocertificazioni riguardanti il godimento dei diritti civili e politici nonché riguardanti le iscrizioni in albi e liste dell'amministrazione pubblica sono valide (art. 46, f und i). Non solo noi promotori abbiamo agito in base a questa norma, ma anche l'amministrazione del Consiglio provinciale ha predisposto premurosamente gli appositi moduli per l'autocertificazione come alternativa alla dichiarazione emessa dai comuni e li ha consegnati ai promotori da restituire compilati all'atto della firma per la richiesta referendaria.
Inoltre va rilevato che non fa parte del compito della commissione di controllare gli atti della presentazione della richiesta referendaria. Questa è mera operazione amministrativa. Il suo compito viene invece stabilito dall'articolo 5 della legge provinciale 10/2002 e consiste nella verifica della procedibilità al voto referendario con il controllo della regolarità delle firme raccolte.
Sembra incredibile che ora, dopo che 16.500 cittadini hanno sostenuto con la propria firma la richiesta referendaria, la commissione dichiari questa non valida per un motivo altamente formalistico. Questo tanto più che l'amministrazione del Consiglio provinciale, sulla base della legge provinciale 17/1993 che regola i procedimenti amministrativi, con l'art. 5, comma 2 e 3 è tenuta ad accettare l'autocertificazione e a verificare la veridicità di quanto dichiarato, cioè l'iscrizione nelle liste elettorali di un comune.
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